Il padre del ragazzo diventato simbolo della devastazione di Milano dice al Corriere della Sera: “«Prenderlo a sberle come ha fatto la mamma di Baltimora? Devo essere onesto, 4 schiaffoni glieli avrei anche dati volentieri. Però mio figlio ha quasi 21 anni, che cosa avrei risolto così? “.
Questo signore è un operaio che, all’improvviso, scopre che suo figlio, ormai anagraficamente adulto, ha valori totalmente diversi da suoi, anzi, non ha neppure dei valori e, messo davanti a un microfono, riesce solo a esprimere in modo inarticolato delle “emozioni”. A quel punto lo sgrida e lo costringe a ritrattare. E vuole andare da uno psicologo, per capire cos’è andato storto, perché non è riuscito a trasmettere i propri valori.
Forse, il suo tempo è stato monopolizzato dal lavoro e quello del figlio da una scuola che lo ha bocciato due volte, senza però riuscire a trasmettergli la capacità di riflettere sulla realtà che lo circonda e da una “cultura giovanile” che gli ha parlato di “rabbia contro il Sistema” senza insegnargli a elaborarla in una proposta politica sensata.
La nostra proposta di Autonomia Democratica permetterebbe ai genitori di assumersi la responsabilità dell’educazione dei propri figli e di essere consapevoli dei valori che vengono loro trasmessi. O che non vengono trasmessi. Venir chiamati a esercitare la propria responsabilità nei riguardi della scuola farebbe crescere anche i genitori nella loro capacità educativa. Perché il problema non è questo ragazzo, ora messo alla berlina su Internet, è che come lui ce ne sono troppi. E che non si fa nulla per affrontare questa emergenza educativa.
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