“Non è necessario che sia lo Stato in prima persona a gestire le scuole: basta che esso stabilisca i confini entro i quali l’autonomia e la libertà di gestione sono possibili. E, soprattutto, che si dedichi a informare le famiglie e gli studenti su quali “modi” di fare scuola hanno maggior successo.” scrive Andrea Ichino sulla prima pagina del Corriere della Sera del 6 maggio. Il testo completo si può leggere qui.
Analizzando il modo in cui il DDL La Buona Scuola sta scontentando tutti, individua il problema fondamentale:
“Gli italiani hanno preferenze eterogenee riguardo all’istruzione che i loro figli dovrebbero ricevere, a quali mix di materie le scuole dovrebbero offrire, a chi siano i migliori insegnanti e a come debbano essere reclutati e pagati. In questo non siamo diversi dai cittadini di altre nazioni. Tuttavia, mentre all’estero si osserva una tendenza a concedere un’autonomia ampia alle singole istituzioni scolastiche nella gestione delle risorse (soprattutto quelle umane) e nella scelta dell’offerta formativa, in Italia il Governo Renzi non ha avuto abbastanza coraggio nell’abbandonare la strada del dettare le regole dal centro.”
Forse Robi Ronza, nel suo commento su La Bussola Quotidiana è eccessivamente ottimista nel dire: “Da sempre il Corriere non rischia nulla. Quando viene fuori a dire qualcosa di inaspettatamente coraggioso ciò significa che l’establishment del nostro Paese acconsente, e che dunque non c’è più bisogno di coraggio per dirlo.” In realtà il Corriere da sempre offre spazio a voci autorevoli che propongono idee tali da creare dibattito. Semmai, c’è da chiedersi perché l’editoriale di Ichino non sia comparso anche sull’edizione online, molto più letta.
In ogni caso, questo articolo dimostra che noi di ClaS non siamo i soli a pensare che una scuola diversa sia possibile. La nostra proposta sarebbe un modo per realizzarla.
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