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Invalsi sì, Invalsi no, e se provassimo la democrazia?

Impazza la polemica riguardo ai test Invalsi: sono utili o, piuttosto, dannosi? Sono nozionistici? E’ giusto che i criteri di valutazione delle scuole siano stabiliti da un ente composto da “esperti” scelti con criteri non chiari ai più? E’ giusto che, come fa rilevare Giuseppe Richiedei, i genitori debbano superare un percorso a ostacoli per conoscere che risultati ha avuto nel test Invalsi la scuola dei propri figli?

La Fondazione Agnelli, per le scuole superiori, offre al pubblico un criterio di valutazione diverso, basato sul successo dei diplomati di ciascuna scuola negli studi universitari: l’Eduscopio.

L’organizzazione internazionale Ocse svolge invece dei test a campione, analoghi all’Invalsi perché basati sulla misurazione dell’apprendimento degli allievi, per valutare il sistema scolastico di ciascun Paese.

Per la valutazione degli insegnanti, negli anni passati, il Miur aveva attuato in 33 scuole di tutta Italia la sperimentazione “Valorizza”per premiare i docenti che, in ciascuna scuola, erano i più stimati dai colleghi. Infatti, a sceglierli era una commissione composta dal preside e da due insegnanti. In qualche modo, i risultati di questo progetto sembrano essere stati utilizzati nel decreto sulla Buona Scuola, che propone uno scatto di stipendio per i docenti premiati dal Nucleo di Valutazione interna della scuola e la scelta tra di essi di un docente mentor, che aiuti i colleghi della propria materia a migliorare la didattica.
Ovviamente, questa proposta sta scatenando molte polemiche anche perché, in ultima analisi, le decisioni sono demandate al Dirigente Scolastico, che, però, a differenza dei dirigenti d’azienda, non risponde direttamente dei risultati dei propri collaboratori.
In ultima analisi, il punto è: chi decide di quali dei vari possibili dati e metodi di valutazione tenere più conto?
L’unico criterio democratico è lasciar decidere agli utenti del servizio, cioè ai genitori, informandoli adeguatamente di tutti i dati a disposizione e dei criteri usati per ottenerli. E lasciarli liberi di scegliere le scuole che ritengono “migliori” , cioè più adeguate ai proprio bisogni e di determinare sotto quali aspetti la scuola dei loro figli deve migliorare.

La nostra proposta chiede proprio questo.

Redazione
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