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Perché la nostra proposta converrebbe moltissimo anche agli insegnanti

FreeGreatPicture.com-25043-teacher-and-blackboardLa maggior parte degli insegnanti che capitano su questo blog avranno senz’altro un moto di ripulsa. Gli insegnanti hanno infatti come orizzonte mentale l’attuale sistema di reclutamento e gestione del personale nella scuola statale. La loro principale preoccupazione è difendersi dagli “attacchi” del governo che, con le sue decisioni può incidere molto sulle loro condizioni di lavoro, e dagli “attacchi” dei genitori, molto più sporadici e, in genere, con conseguenze meno gravi e generalizzate. Tuttavia, la condizione attuale degli insegnanti non è idilliaca, non lo era anche venti anni fa, prima dei governi Berlusconi e dei “tagli”. La nostra scuola statale è da anni caratterizzata da procedure di emergenza per l’abilitazione all’esercizio della professione, da concorsi che durano anni e sono flagellati da contenziosi amministrativi, da formazione di un grande numero di “precari” che vivono oggettivamente condizioni di grave disagio. A questo si aggiungono delle procedure irrazionali di assegnazione dei posti di lavoro, per cui non è raro il caso che un insegnante che abita nel comune A abbia il posto nel comune B molto distante, mentre un insegnante che abita nel comune B abbia il posto nel comune A.

Naturalmente, tutta questa disorganizzazione non provoca disagi solo agli insegnanti, provoca gravi problemi anche agli alunni e ai loro genitori. Con insegnati stressati e scontenti, che cambiano spesso sede e classe, anche durante l’anno scolastico, la scuola statale italiana non è certo in grado di garantire un servizio accettabile agli alunni e ai genitori, indipendentemente dalla qualità professionale e dalla dedizione dei docenti. Anzi, sono proprio i docenti più preparati e appassionati al loro lavoro che soffrono di più e alla lunga sono tentati di arrendersi.

Naturalmente, tutto questo non può non generare discredito nei confronti della scuola statale da parte dei genitori e, in generale, da parte dei cittadini che ne sostengono il costo con le loro tasse. Questo scontento si riversa poi sul governo (che in genere se ne frega, mentre i partiti valutano il pro e il contro dal punto di vista elettorale) e sugli insegnanti, che lo pagano personalmente come chi fa un lavoro che esige molto, è socialmente poco stimato e relativamente poco pagato.

Molti anni fa mi sono recato per un lavoro attinente ai sistemi scolastici europei in Danimarca, sono rimasto molto stupito nel constatare che lì i presidi cercavano i loro insegnanti con un annuncio sul giornale. Come siamo provinciali! Non riusciamo a pensare in termini diversi da quello che abbiamo sempre fatto!

Se venisse attuata la nostra proposta i Consigli di Amministrazione delle scuole assumerebbero un Preside con l’incarico di garantire (in assenza del valore legale del titolo di studio, che va abolito) un servizio educativo e didattico efficace agli alunni, ai genitori e, di conseguenza, al territorio in cui la scuola è inserita. Gli insegnanti di questa scuola verrebbero in questo modo stimati e pian piano la società non riterrebbe inutile spendere di più per retribuirli adeguatamente.

Sempre secondo la nostra proposta gli insegnanti verrebbero assunti dalla scuola su segnalazione del Preside. Basta concorsi, basta abilitazioni che stressano, costano e non garantiscono alle scuole i migliori docenti. Basta anni di precariato! Nel giro di un anno o due l’aspirante insegnante può verificare se le sue caratteristiche umane e professionali gli permettono di lavorare nella scuola oppure se è meglio cambiare strada quando è ancora in tempo, non a quarant’anni dopo quindici anni di supplenze.

Redazione
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