Qual è il grado di autonomia di un dirigente scolastico italiano nella gestione del personale docente? L’italia è al 22° posto su 23 paesi esaminati
da TuttoscuolaFOCUS del 9 marzo 2014
Per grado di autonomia di gestione del personale docente da parte del dirigente scolastico l’Italia occupa il 22° posto su 23 (un terzo dei quali non Ocse). E’ uno dei risultati dell’indagine TALIS (Teaching And Learning International Survey), promossa nel 2008 dall’Ocse, e che è stata ripetuta nel 2013 con una più ampia partecipazione (33 Paesi).
In attesa dei risultati della nuova indagine, un interessante approfondimento su un aspetto di quella del 2008 – quello riguardante gli stili di dirigenza delle scuole secondarie di primo grado in Italia – è stato realizzato da due ricercatori dell’università di Bologna, Giancarlo Gasperoni e Debora Mantovani, che ne riferiscono in un saggio pubblicato nell’ultimo numero del quadrimestrale Scuola Democratica (settembre-dicembre 2013), edito da ‘il Mulino’, una special issue dedicata al rapporto tra educazione e welfare.
Al progetto TALIS hanno partecipato per l’Italia 298 dirigenti scolastici e 5.263 insegnanti: un campione sufficientemente ampio per trarne indicazioni significative sulle caratteristiche degli stili di dirigenza, visti non solo con gli occhi dei dirigenti interpellati ma anche con quelli dei loro docenti. Ne esce un quadro da cui risulta che i dirigenti ritengono di esercitare una leadership ‘forte’ sia sul piano didattico sia su quello amministrativo. In realtà, come dimostra il dato riferito in apertura, le loro funzioni sul piano didattico sono estremamente limitate e condizionate. Ciò anche in conseguenza della relativamente breve durata dell’incarico nella stessa sede e di una rilevante mobilità (il 30% è risultato in servizio nella sede per il primo anno).
Come sottolinea Antonino Petrolino, già presidente della ESHA (European School Heads Association) nel suo commento all’indagine di Gasperoni e Mantovani, molti dei dirigenti coinvolti nell’indagine resistono all’idea di non essere più ‘insegnanti’ e di dover esercitare la loro funzione soprattutto sul piano organizzativo e amministrativo. Ma per poter svolgere effettive ed efficaci funzioni di leadership educativa essi dovrebbero ricevere una formazione più orientata in questo senso e soprattutto restare più a lungo nella stessa sede: i tre anni (rinnovabili) attualmente previsti dovrebbero, secondo Petrolino, diventare almeno cinque, anch’essi rinnovabili.
Commento: Se un dirigente scolastico non ha praticamente autonomia nel gestire il personale docente che cosa ci sta a fare nella scuola? Il passacarte? Il garante dell’applicazione delle circolari ministeriali? In questo modo la scuola non è in pratica governata da nessuno e quindi vi può succedere quasi di tutto. Per ovviare a questa situazione bisogna attuare la nostra proposta . La scuola statale deve diventare una scuola statale autonoma, governata da un Consiglio di Amministrazione, eletto dai genitori (ma non formato da genitori), che nomina il dirigente scolastico e su sua proposta i docenti.